Il tenente Bernardino Palmieri |
Foto di un tiburtino nella guerra civile di Spagna e nell’Egeo. |
Questa pubblicazione ha come intento la divulgazione del materiale fotografico sulla vita e sulle campagne militari di Bernardino Palmieri, materiale d’archivio utilizzabile per eventuali ricerche, ed una breve riflessione sulla guerra di Spagna.
Una riflessione indispensabile poiché oggi non solo si tenta ancora di mistificare strumentalmente la verità su quei tragici eventi, ma per quanto riguarda la storia stessa dell’Italia, si stanno incoraggiando anche atteggiamenti di revisionismo storico sul significato della guerra di liberazione nazionale, specialmente ad opera di ambienti economici e politici che detengono posizioni predominanti in molti settori dell’informazione: un revisionismo connesso al tentativo di stravolgere alcuni punti fondamentali della nostra carta costituzionale.
I regimi dittatoriali, oltre ad essere espressione di determinati settori sociali, basano il loro potere anche sulla propaganda e sul monopolio dell’informazione.
Se si analizza la propaganda del regime fascista sulla guerra di Spagna e sulle altre sue imprese militari, il dato che emerge è quello di guerre giustificate come necessarie per la salvezza della cosiddetta civiltà, o per la difesa dei legittimi interessi della patria, dagli assalti del comunismo, dell’anarchismo, delle nazioni plutocratiche o di quant’altro. Guerre presentate, come nel caso dell’Etiopia, anche come una sorta di missione per portare progresso ed istruzione a popolazioni arretrate, o come diritto di conquistare anche per l’Italia un impero coloniale, in un’epoca in cui colonialismo ed imperialismo erano purtroppo prassi consolidata. I filmati propagandistici dell’istituto Luce mostrano la Spagna pervasa da una cosiddetta febbre o pazzia collettiva che non risparmiava neanche i simboli della fede, una nazione obiettivo dell’espansionismo bolscevico. L’abolizione delle libertà di espressione ed di associazione attuata dal fascismo non consentiva di valutare le parole d’ordine del regime sulla base di altri elementi e punti di vista politici. Gli antifascisti costretti all’esilio venivano perseguitati e uccisi anche all’estero, come per i fratelli Rosselli.
Per le guerre non è partito soltanto il tenente Palmieri, militare di professione, educato alla scuola militare, ma anche la gente comune, richiamata alla leva per combattere sui fronti del secondo conflitto mondiale, abbagliata dai miraggi della propaganda nazionalista e fascista. Saranno le successive disfatte militari, la lotta di liberazione delle popolazioni che si era tentato di soggiogare, gli orrori della guerra sul proprio territorio nazionale a far maturare la consapevolezza dell’assurdità di quelle parole d’ordine che giustificavano genocidi, prevaricazioni, espansioni imperialiste ed abolizione dei diritti civili in nome d ideologie nazionaliste e razziste.
Il tenente Bernardino Palmieri morirà nel 1945 sul fronte, nei pressi di Ravenna, mentre combatteva a fianco degli anglo-americani contro le truppe d’occupazione tedesche. Poco prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 Palmieri prestò servizio anche nel mare Egeo, sull’isola di Lero, rimasta famosa nelle cronache militari per la cruenta battaglia che vi si sviluppò nell’autunno di quell’anno, e che vide protagonisti italiani ed inglesi contro le truppe tedesche.
Sono trascorsi circa settanta anni dalla guerra civile di Spagna e dal secondo conflitto mondiale ed il tentativo di riscrivere la storia mistificando i fatti, specie da parte di coloro che all’epoca ebbero pesanti responsabilità, è la prova che sono sempre presenti forze politiche pronti ad erodere gli assetti costituzionali liberal-democratici. Il monopolio dell’informazione, il revisionismo, la mistificazione, la cancellazione della memoria storica, lo stravolgimento delle regole democratiche continuano ad essere aspetti inquietanti dell’attività di settori economici e sociali senza scrupoli che oggi, nell’epoca post-moderna, mirano alla nuova forma del controllo sociale, quello biopolitico. In Italia da molti anni c’è chi agita ancora lo spettro del comunismo e della persecuzione politica cercando di compiere una manovra di autolegittimazione e mistificazione, tentando di stravolgere gli equilibri sanciti dalla carta costituzionale, di esautorare gli organi istituzionali di controllo e di garanzia, di varare leggi ad personam. Contemporaneamente il revisionismo nostrano cerca di mettere sullo stesso piano i combattenti fascisti della repubblica di Salò ed i partigiani dei Comitati di Liberazione Nazionale protagonisti quest’ultimi della lotta di resistenza antifascista per la liberazione dell’Italia.
In Spagna la guerra civile del 1936 fu innescata dalla ribellione di una parte dell’esercito, sostenuto dalle forze conservatrici e dalla Chiesa, intenzionato ad abbattere il governo repubblicano formato dai partiti di centro-sinistra usciti vittoriosi dalle elezioni.. Una ribellione militare che vinse le forze democratiche da un lato grazie all’aiuto dell’Italia fascista e della Germania nazista, dall’altro per l’immobilismo e le contraddizioni della politica estera Francese ed Inglese.
La dittatura franchista è sopravvissuta al crollo dei regimi nazifascisti e soltanto verso la fine del XX secolo la Spagna è tornata ad un assetto liberal-democratico. Oggi dopo la rimozione dell’ultima statua di Franco, dalla piazza di Santander, in tutta la Spagna ne restano soltanto due, la prima nel convento dei Domenicani a Valencia, la seconda nel cortile dell’Accademia militare di Toledo, luoghi dove il tempo sembra si sia fermato. Statue equestri di un dittatore che grazie all’appoggio della Chiesa si fregiò del titolo di “Capo per grazia di Dio”.
Molti ambienti della destra spagnola, tuttavia, onorano ancora Franco come colui che salvò la Spagna dal comunismo. Gli stessi ambienti militari, politici ed oligarchici che fecero sentire il loro peso nel 1978, al termine dell’era franchista, dettando le condizioni per il passaggio alla nuova costituzione liberal-borghese ed al nuovo assetto dello stato che lasciò purtroppo irrisolti molti problemi tra i quali quello dell’autodeterminazione dei paesi baschi.
Il Vaticano invece recentemente ha attuato una manovra propagandistica beatificando addirittura quasi 500 cosiddetti martiri della guerra civile, come risposta sia alla legislazione laica e progressista del governo Zapatero, come quella in favore dei diritti delle unioni omosessuali, sia al tentativo di processare per crimini contro l’umanità i responsabili della passata dittatura e chi li appoggiò. Il Vaticano con questa manovra ha voluto dare un significativo segnale e un sostegno morale alla destra e alla Chiesa spagnola all’epoca implicati nella dittatura. Oggi molti settori si oppongono all’apertura delle fosse comuni, alle indagini storiche, alla riabilitazione delle vittime repubblicane, e si barricano dietro all’amnistia del 1977 che ha sancito la non perseguibilità dei crimini del franchismo. Il giudice spagnolo Garzon, che nel caso cileno riuscì ad incriminare Pinochet, e che qui ha tentato di far luce sui crimini del franchismo, in quanto i crimini contro l’umanità non prescrivibili, è stato bloccato dai settori della destra spagnola.
Il Vaticano continua intanto a definire martiri della fede prelati ed amministratori ecclesiastici che all’epoca scesero in campo in prima persona a sostegno dei militari golpisti, più interessati alla difesa del potere e del sistema di sfruttamento latifondista che al bene delle anime. Molti storici li hanno già definiti i santi fascisti. Il Vaticano tace però sulle proprie responsabilità storiche, sugli oltre 350.000 ex combattenti repubblicani internati da Franco nei campi di concentramento, e ridotti in schiavitù, di cui 192.000 fucilati nei quattro anni successivi alla fine della guerra civile, tace sulle innumerevoli uccisioni di massa attuate dai falangisti, sulle 2.246 fosse comuni rinvenute, sulle misere condizioni di vita dei salariati che all’epoca lavoravano nei latifondi della Chiesa, sottopagati e trattati come bestie dalla gerarchia cattolica, tace sugli oltre 30.000 figli di combattenti repubblicani rapiti alle madri e venduti a famiglie di comprovata fede cristiana e ideologia nazionalista, con la complicità di medici, psichiatri, parrocchie, orfanotrofi gestiti da suore e sacerdoti, in quanto si riteneva che una madre repubblicana o socialista non era degna o era pericoloso che educasse un figlio. È significativo che tra questi nuovi beati non ci sia alcuno dei sacerdoti dei paesi baschi che si schierarono in favore del legittimo governo repubblicano e per questo furono perseguitati e fucilati dai falangisti del dittatore Franco e finirono anch’essi nelle fosse comuni. Recenti ricerche sui crimini di Franco e dei suoi collaboratori hanno appurato almeno altre 114.000 vittime uccise e fatte scomparire dopo la guerra civile, i cui nomi furono addirittura cancellati dalla polizia franchista dalle anagrafi per non far rimanere traccia della loro esistenza e delle esecuzioni sommarie. A queste violenze si devono aggiungere poi tutte le successive repressioni, torture, condanne a morte, processi farsa ed altri crimini perpetrati dalla dittatura franchista nei paesi baschi almeno fino agli anni Settanta. La scristianizzazione di larghi settori della società spagnola è indubbio che affondi le sue radici anche nell’appoggio incondizionato che la Chiesa spagnola ed il Vaticano hanno dato alla dittatura franchista e che continuano a dare a banche, multinazionali e forze reazionarie. La politica vaticana è tuttora ostile a molti principi liberali e democratici ispiratori dell’Europa unita e cardini della libertà di scelta e di coscienza dell’individuo.
La proclamazione di nuovi beati è stata spesso mistificatoria e storicamente strumentale alla politica vaticana, come ad esempio nel caso della Croazia, dove parallelamente al poco più che formale mea culpa per i crimini di guerra commessi dal clero cattolico croato durante il secondo conflitto mondiale, il Vaticano ha beatificato il cardinale filonazista Stepinac ( membro del parlamento Ustasha, che all’epoca ringraziava Dio e benediceva Hitler per l’occupazione nazista della Croazia) morto nelle prigioni di Tito. Anche qui una beatificazione finalizzata a coprire le proprie responsabilità storiche. In Croazia il clero cattolico e i nazionalisti nazisti Ustasha perseguitarono sistematicamente, oltre a zingari ed ebrei, la popolazione di fede ortodossa imponendole la conversione coatta al cattolicesimo, con l’uccisione o la deportazione dei cosiddetti renitenti e la distruzione delle chiese e dei monasteri ortodossi. Una vera e propria crociata di sangue volta a trasformare un paese multietnico e multireligioso in un paese a maggioranza cattolica, al prezzo di un milione di morti, e nella quale si distinsero specialmente i frati francescani, alcuni dei quali diressero addirittura dei campi di sterminio: sono innumerevoli quelli elencati nei fascicoli storici come responsabili a vario titolo di crimini di guerra.
L’opera contiene immagini della ferma militare del tenente Palmieri in Italia, della campagna di Spagna e della sua partecipazione alla guerra dell’Egeo alla vigila dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Rimpatriato da Lero prima dell’armistizio e del successivo eccidio, Bernardino Palmieri morirà nel 1945, sul fronte nei pressi di Ravenna, durante le fasi della guerra di liberazione, mentre il suo contingente militare combatteva a fianco degli anglo-americani contro i nazisti.
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