Moltitudine e Libertà

America latina.

Casella di testo: Mistificazioni storiche del Vaticano.
500 anni di lotta indigena e popolare.
	Se nel caso della guerra civile di Spagna il Vaticano continua ad evocare il fantasma della persecuzione religiosa per coprire le proprie responsabilità storiche, nel caso del continente sudamericano ci troviamo invece di fronte ad una  mistificazione ancora più sottile.
	In questo continente si è verificato uno dei più grandi genocidi della storia, quello degli amerindi, degli indios, gli originari abitanti dell’America latina ad opera dei conquistadores e con l’appoggio, spesso non solo ideologico, della Chiesa.
	Gli indios sopravvissuti alla conquista ed alla depredazione delle loro terre e ricchezze furono costretti a scegliere tra la morte o la  conversione al cristianesimo.

	Gli indios venivano considerati esseri umani nella misura in cui potevano diventare cristiani. Una volta convertiti  venivano impiegati come schiavi nei nuovi latifondi dei conquistadores, della Chiesa e nelle miniere.

	L’annientamento fisico e culturale degli indios fu “scientifico”: gli uomini più robusti ed alti venivano sistematicamente uccisi in quanto erano ritenuti pericolosi, neanche si pensava a convertirli, le famiglie venivano smembrate dividendo tutti i componenti e non di rado  le bambine fino all’età di tredici anni venivano tenute segregate ad uso e consumo sessuale dei conquistadors e dei missionari di turno, dopo quell’età venivano anch’esse mandate a lavorare come gli altri nelle miniere e nei latifondi.

La durata della vita degli indios, con l’arrivo dei conquistadores e di Santa Madre Chiesa, si  ridusse a ventidue anni !!

	Nel 1510 il vescovo Bartolomeo De Las Casas si convinse dell’ingiusto trattamento riservato dai conquistadores agli indios e si adoperò per alleviare il loro trattamento disumano. Nel 1516 nonostante fosse stato nominato procuratore universale e protettore degli indios, fu costantemente avversato dalla Chiesa e dai conquistadores, fino al punto di  costringerlo a tornare in Europa ed a ritirasi in convento. 
	Egli pensò l’uguaglianza degli indios solo in termini di similitudine rispetto agli europei, ossia essi erano uguali solo nella misura in cui erano potenzialmente europei, che significava potenzialmente cristiani. 
	La sua generosità nei loro confronti consistette solo nel convertirli forzatamente alla religione cristiana ed alla sua cultura senza riconoscere ad essi o alla loro cultura alcun diritto. Gli indios così venivano considerati dei potenziali europei sottosviluppati.
	Las Casas scrisse, dal convento in cui si era ritirato, una lettera al Papa nella quale per alleviare le sofferenze dei lavoratori indios convertiti propose di sostituirli con schiavi “negri” importati dall’Africa in quanto questi non erano ritenuti esseri umani, ponendo così alcune  premesse per la successiva tratta degli schiavi.

“Per i nativi delle Americhe, così come per gli Ebrei spagnoli del XVI secolo, la strada della libertà dalla persecuzione passa inevitabilmente attraverso la conversione al cristianesimo. Las Casas non è poi così lontano dall’Inquisizione.  Egli riconosce che l’umanità è una, ma non vede che è anche - e simultaneamente - molteplice”.
 	
	La Chiesa esportò l’Inquisizione anche nel Nuovo Mondo. L’Inquisizione fu fondamentale nell’opera di schedatura, controllo, repressione ed organizzazione burocratica delle terre conquistate, e rappresentò la base per il successivo controllo burocratico, razzista e dittatoriale degli stati moderni, e non solo in America Latina. 
	La gerarchia cattolica con il suo apparato ideologico razzista e colonialista  si proponeva di convertire i nativi al cristianesimo anche mediante elaborate pratiche ideologiche che si applicavano alla soggettività ed alle forme di vita delle popolazioni locali per discriminare la loro razionalità, per valutare le loro possibilità di diventare buoni cristiani e, dunque, per giudicare il loro grado di umanità

	Oggi l’ennesima mistificazione storica è provenuta  dalle parole di Benedetto XVI che in occasione del suo viaggio in America latina, si è rivolto a quelle popolazioni con queste frasi: 
“Che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i paesi dell’America latina e dei Caraibi ? Essa ha significato conoscere ed accogliere Cristo, il dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Ha significato anche aver ricevuto con le acque del battesimo la vita divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; aver ricevuto inoltre lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo (…).”. 

	La gravità di queste frasi consistono in primo luogo nella falsificazione della realtà storica in quanto nessun indio cercava Cristo, ma si trattò di una conversione coatta: dopo che i conquistadores e la Chiesa, ebbero  saccheggiato le ricchezze e le terre dei nativi, uccisero sistematicamente tutti coloro che rifiutarono la conversione. Fu una vera e propria corsa al saccheggio nella quale portoghesi e spagnoli, con l’appoggio ideologico e morale della Chiesa,  si divisero il continente sudamericano in sfere di influenza.
	In secondo luogo le frasi celano il sottile stratagemma di far credere che il dispositivo ideologico del cristianesimo fosse immanente alle culture degli indios, come qualcosa che attendeva di essere attualizzato, portato alla luce, piuttosto che essere un imposizione esterna ! Secondo Ratzinger le Chiesa non ha fatto altro che estirpare le erbacce dalla cultura degli indios al cui interno già era presente il cristianesimo. In base a questo subdolo stratagemma ideologico la Chiesa si presenta come benefattrice e non come complice morale del genocidio.

	Nel corso dei secoli successivi alle prime conquiste l’ulteriore afflusso di popolazioni, di forza lavoro dall’Europa, e dall’Africa, i matrimoni misti e quant’altro, determinarono un’ampia varietà culturale ed etnica nell’America Latina, che restò tuttavia caratterizzata da enormi contraddizioni sociali e da un sistema economico latifondista.

	Il sistema produttivo instaurato dai conquistadores influenzò tutta la storia successiva di quel continente. Ad esempio le rivoluzioni borghesi dell’Ottocento non produssero significativi cambiamenti sociali, la distribuzione delle terre, il miglioramento delle condizioni delle classi lavoratrici, ma soltanto l’avvicendamento della borghesia locale nella conduzione dei latifondi, dove i contadini continuavano a lavorare come schiavi. La depredazione ed il saccheggio delle ricchezze in questi territori fu uno dei capisaldi dell’accumulazione originaria del capitalismo.

	I nuovi stati europei liberali continuarono per secoli a trarre profitti dal lavoro servile del Nuovo Mondo fino a censurare e cancellare dai libri di storia la proclamazione dalla rivoluzione di Haiti, la prima rivoluzione integralmente moderna, che aboliva senza mezzi termini la schiavitù.  
L’art. 14 della costituzione di Haiti del 1805 proclamava che tutti gli uomini erano neri, a prescindere dal colore della pelle.

	Oggi il problema non è solo la salvaguardia delle minoranze indios, ma le condizioni e le contraddizioni  sociali di intere popolazioni, la metodica ed ininterrotta appropriazione delle loro risorse umane e naturali. Non ha più senso considerare la minoranza degli indios avulsa dalle condizioni generali di innumerevoli altre popolazioni e settori sociali dell’America latina o del mondo, avulsa dalle dinamiche della globalizzazione e del neoliberismo.

	La fine di alcuni regimi dittatoriali instaurati negli anni Settanta,  sorretti dalle multinazionali e dagli USA, come in Cile, ha aperto nuovi spazi democratici, che tuttavia si scontrano con la nuova politica mondiale neoliberista e con il mutamento delle forme di dominio politico che sostituiscono il controllo biopolitico delle masse alle precedenti forme dittatoriali e disciplinari.

	Negli anni Ottanta in America Latina a fronte delle disastrose condizioni di larghi settori della popolazione si sviluppò una corrente di pensiero cattolica denominata teologia della liberazione. In Nicaragua alcuni sacerdoti parteciparono attivamente alla lotta per l’abbattimento della dittatura somozista ed entrarono nel governo sandinista.
Il Vaticano, costantemente legato ai ceti conservatori e tradizionalisti locali,  sconfessò tale dottrina ed isolò progressivamente gli esponenti del clero che l’appoggiavano. Molti sacerdoti, dopo varie diffide, pressioni e processi canonici, furono costretti ad abbandonare il sacerdozio.
 

Casella di testo: EZLN  -  Comunicato del subcomandante Marcos del 18 gennaio 1994. 
Fino ad oggi, 18 gennaio 1994, siamo solo venuti a conoscenza della formalizzazione del "perdono" che offre il governo federale alle nostre forze.
Per che cosa dobbiamo chiedere perdono ? Di che cosa ci devono perdonare ? Perché non moriamo di fame ? Perché non facciamo silenzio sulla nostra miseria ? Per non avere accettato umilmente il gigantesco peso storico del disprezzo e dell'abbandono ? Di esserci alzati in armi quando abbiamo trovato tutte le altre strade bloccate ? Di non esserci attenuti al Codice Penale del Chiapas, il più assurdo e repressivo che si ricordi ? Di avere dimostrato al resto del paese ed al mondo intero che la dignità umana sopravvive ancora e proprio nei suoi abitanti più poveri ? Di esserci preparati bene e con coscienza prima di iniziare? Di avere portato fucili per la battaglia, al posto di archi e frecce ? Di avere imparato a combattere, prima di iniziare a farlo ? Di essere tutti messicani ? Di essere maggioritariamente indigeni ? Di chiamare il popolo messicano tutto a lottare, in tutte le forme possibili, per ciò che gli appartiene ? Di lottare per libertà. democrazia e giustizia ? Di non seguire gli schemi delle guerriglie precedenti ? Di non arrenderci ? Di non venderci ? Di non tradirci ?
Chi è che deve chiedere perdono e chi è che deve concederlo ? 
Quelli che, nel corso degli anni, si sono sempre seduti davanti ad una tavola piena e si sono saziati mentre con noi si sedeva la morte, tanto quotidiana, tanto nostra che finimmo per cessare di averne paura ? Quelli che ci riempirono le tasche e l'anima di dichiarazioni e di promesse ? I morti, i nostri morti, tanto mortalmente morti di morte "naturale", cioè, di morbillo, tosse asinina, dengue, colera, tifo, mononucleosi, tetano, polmonite, malaria ed altre graziosità intestinali e polmonari ? 
I nostri morti, tanto morti a maggioranza, tanto democraticamente morti di pena, perché nessuno fa niente, perché tutti i morti, i nostri morti, se ne vanno così e niente più, senza che nessuno tenga il conto, senza che nessuno dica alla fine, il "BASTA ORA!", che restituirebbe a queste morti il loro senso, senza che nessuno chieda ai morti di sempre, ai nostri morti, che ritornino a dormire un'altra volta però oggi per vivere ? 
Quelli che ci negarono il diritto della nostra gente a governare ed a governarci? Quelli che negarono il rispetto ai nostri costumi, al nostro colore, alla nostra lingua? Quelli che ci trattano da stranieri proprio sulla nostra terra e ci chiedono certificati e obbedienza a una legge di cui ignoriamo l'esistenza e la giustezza? Quelli che ci torturarono, arrestarono, assassinarono e ci fecero sparire per il "delitto" grave di volere un pezzo di terra, non un pezzo grande, non un pezzo piccolo, solo un pezzo dal quale si possa ricavare qualcosa per riempire lo stomaco?
Chi è che deve chiedere perdono e chi può concederlo ? Il presidente della repubblica ? I segretari di stato ? I senatori ? I deputati ? I governatori ? I presidenti municipali ? I poliziotti ? L'esercito federale ? I grandi signori della banca, dell'industria, del commercio, della terra? I partiti politici? Gli intellettuali ? Galio e Nexos ? I mezzi di comunicazione? Gli studenti? I maestri? I coloni? Gli operai ? I contadini? Gli indigeni? I morti di morte inutile?
Chi è che deve chiedere perdono e chi può concederlo ?

La conversione degli Indios

Potenza contro potere - Libertà contro comando - Valore d'uso contro valore di scambio