Moltitudine e Libertà

La produzione immateriale.

Casella di testo: “La relazione intrinseca tra lavoro e vita, questa fine della distinzione tra le forme del tempo che caratterizza la produzione postfordista, divengono ancora più evidenti nell’ambito della produzione immateriale.
La produzione immateriale  -  la produzione, per esempio, di autovetture, di televisioni, di abiti e di cibo -costituisce la produzione dei mezzi della vita sociale, nel senso che le forme moderne di vita sociale non sarebbero possibili in assenza di queste merci. La produzione immateriale ( che comprende la produzione di idee, immagini, sapere, comunicazione, cooperazione e relazioni affettive ), invece, non crea tanto i mezzi delle interazioni sociali, quanto piuttosto la vita sociale stessa.
La produzione immateriale è biopolitica. (…)
Il capitale è sempre stato orientato alla produzione, alla riproduzione e al controllo della vita sociale. Marx vuole appunto sottolineare questo principio quando dice che, per quanto il senso comune definisca il capitale come forma di accumulazione di ricchezza sociale nelle forma di merci e di denaro, il capitale è fondamentalmente un rapporto sociale. La produzione del capitale (…) è la produzione della vita sociale. (…) 
Il lavoro vivo è la facoltà fondamentale degli esseri umani: con il lavoro vivo ci impegniamo attivamente nel mondo creando relazioni sociali. Il lavoro vivo può essere imbrigliato dal capitale e ridotto a merce come forza lavoro, che si compra e si vende e che produce capitale e merci, e tuttavia il lavoro vivo è sempre qualcosa di più di tutto questo. Le nostre capacità creative e innovative sono sempre più grandi del lavoro produttivo ( produttivo nel senso che produce il capitale ).
(..) A questo punto possiamo metter in chiaro che la produzione biopolitica è da un lato incommensurabile  -  dato che non può essere quantificata in base a determinate unità di tempo  - e dall’altro è sempre eccedente rispetto al valore che il capitale può estrarre per la semplice ragione che il capitale non può catturare la totalità della vita. (…) Questa è la ragione per la quale occorre andare oltre la concettualizzazione marxiana dei rapporti tra lavoro e valore nella produzione capitalistica.
(…).Marx insiste nel sottolineare che uno dei fattori più progressivi della storia del capitalismo è l’organizzazione di eserciti di lavoratori mediante rapporti di cooperazione produttiva. I capitalisti chiamano i lavoratori in fabbrica con l’ordine di collaborare e di comunicare nel corso della produzione e consegnano loro i mezzi per farlo.
Nel paradigma della produzione immateriale, invece, è il lavoro stesso  che tende a produrre direttamente i mezzi di interazione, della comunicazione e della cooperazione produttiva. Il lavoro affettivo costruisce direttamente relazioni. La produzione di idee, immagini e sapere non è soltanto svolta in comune (…) bensì ogni nuova idea, ogni nuova immagine stimolano e inaugurano nuove forme di collaborazione. (…)”
Potenza contro potere - Libertà contro comando - Valore d'uso contro valore di scambioCasella di testo: Nuova “tabella economica”.
“Il lavoro ed il valore sono diventati biopolitici nel senso che il vivere e il produrre tendono a diventare indistinguibili. Nella misura in cui la vita tende ad essere integralmente investita dagli atti della produzione e della riproduzione, la vita sociale stessa diventa una macchina produttiva. (…)
Le misure standard della produttività devono essere completamente ripensate (…)
Nel XVII secolo, i fisiocratici avevano concepito un Tableau économique per la rappresentazione complessiva del valore prodotto, fatto circolare e consumato annualmente da un’economia nazionale. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo Tableau économique che superi la tradizionali unità di misura.
Marx insiste nel ribadire che l’analisi dello sfruttamento deve essere fondata su una teoria del valore. Ma nella misura in cui è cambiata la relazione tra lavoro e valore, deve conseguentemente cambiare la nostra analisi dello sfruttamento.
Il grado di sfruttamento (secondo Marx ) corrisponde alla quantità d tempo lavorativo eccedente, e cioè alla porzione della giornata lavorativa che eccede il tempo necessario alla lavoratrice o al lavoratore per produrre un valore equivalente a quello del salario con cui viene pagato. (…)
Oggi però, con il predominio della produzione immateriale, la teoria del valore e l’analisi dello sfruttamento non possono più essere ancorate a un sistema   di unità temporali misurabili.
Così come la produzione del valore va intesa come produzione del comune, allo stesso modo, lo  sfruttamento, è un’appropriazione del comune. Il comune, in parole povere, è diventato il luogo del plusvalore.
Lo sfruttamento è l’appropriazione privata, parziale o totale, del valore prodotto in comune. Le relazioni sociali e la comunicazione sono per loro natura comuni, e tuttavia il capitale cerca di impadronirsi di parte della loro ricchezza. Pensiamo, per esempio, al profitto estratto dal lavoro affettivo: tutto quello che si fa in comune viene privatizzato. Anche il sapere prodotto dalle comunità indigene o la conoscenza generata dalla cooperazione scientifica divengono proprietà privata.”
Il linguaggio è una produzione comune, come nota Wittgenstein, il linguaggio è una relazione sociale, il vero e il falso è ciò che gli uomini nelle loro relazioni sociali decidono sia giusto  -  ingiusto / vero  -  falso. Ebbene il capitale si appropria anche del linguaggio ad esempio con i copyright delle parole.