Casella di testo: 	Il crollo dei regimi dittatoriali  socialisti ed il nuovo corso politico della Cina in senso capitalistico hanno eliminato ogni frontiera al capitale.

Il capitale è ormai sulla scena mondiale. Le analisi dei meccanismi decisionali, la dislocazione del deterrente atomico principalmente nelle mani degli USA, il trasferimento della sovranità dagli stati nazionali ad organismi sempre più sovranazionali influenzati dalle multinazionali,  sono i sintomi del nuovo ordine globale i cui centri decisionali sono esterni alle frontiere dei singoli stati.
 
Siamo nell’era postmoderna. Gli stati moderni, così come si sono costituiti nel corso degli ultimi due secoli, sono al tramonto ed emerge un nuovo ordine mondiale nel quale il limes, il confine geografico-politico tra stati non esiste più.

Nell’Europa pre-industriale la maggioranza della popolazione era addetta al settore agricolo e la domanda di beni si concentrava prevalentemente su cibo e vestiario.

Con la rivoluzione industriale è avvenuto il calo degli addetti del settore agricolo  a vantaggio di quello industriale, al primo posto nella produzione della ricchezza.

Nell’era post-moderna, iniziata con la dissoluzione dello stato keynesiano, durato dalla crisi del 1929 fino agli anni Settanta, la produzione si sta ulteriormente spostando, questa volta verso il settore immateriale, biopolitico.

Così la  realizzazione dei profitti, l’estrazione del plusvalore, si sta spostando dal  settore della produzione dei beni necessari a quello della  produzione delle relazioni sociali stesse, alla produzione dei soggetti, delle coscienze.

Il capitale contemporaneamente si appropria di ciò che è prodotto in comune dai soggetti nelle loro relazioni sociali, ad esempio del linguaggio, del sapere scientifico, privatizzandolo.

La manodopera, il capitale variabile, oggi nell’industria rappresenta in media il 7% del capitale complessivo, mentre quello costante, le “macchine”, l’altro 93%.

Il capitale per ovviare alla caduta del saggio di profitto si sposta verso la produzione immateriale caratterizzata dal diverso rapporto tra capitale costante e forza lavoro.
Nella produzione immateriale è quasi impossibile determinare il valore delle merci prodotte in base al tempo di lavoro, non c’è più differenza come prima tra tempo trascorso in fabbrica e tempo trascorso a casa.

Il plusvalore non viene più estratto soltanto nella fabbrica, ma anche quando i soggetti compiono il percorso per giungervi, o a casa, o nel loro tempo libero quando producono soggettività e relazioni sociali.

Non c’è più differenza tra vita e lavoro.

La globalizzazione.

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