Il tenente Bernardino Palmieri |
Foto di un tiburtino nella guerra civile di Spagna e nell’Egeo. |
La situazione storica.
Sulla guerra civile spagnola esiste una quanto mai estesa bibliografia. In questo libro accenneremo soltanto a qualche opera specifica e ad alcuni aspetti generali della situazione storica per evitare di fare un’introduzione estesa ed oltremodo noiosa. I sintetici dati economici e storici sono stati tratti prevalentemente da una delle opere fondamentali sull’argomento a cura dello spagnolo esule M. Tuñon de Lara: “Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna”.
1) Periodo 1913-21
Per comprendere i motivi dello scoppio della guerra civile spagnola è indispensabile analizzare la situazione economica e sociale del ventennio precedente. Le costanti principali di questo periodo sono le enormi contraddizioni della società spagnola, rappresentate in primis dall’enorme divario da un lato tra i profitti realizzati dai possidenti terrieri, dagli industriali, dalle banche, da larghi settori della borghesia imprenditoriale e finanziaria, e dall’altro le condizioni dei salari dei contadini e degli operai. Su questi elementi si sommano, acutizzandoli, gli effetti di movimenti inflazionistici dei prezzi e crisi economiche.
Il livello dei prezzi, posto a 100 nel 1913, sale a 223,4 nel 1920. Lo stesso indice, calcolando il valore in oro della peseta da il seguente incremento dei prezzi (1) :
1913 100 1914 101 1915 125 1916 151 1917 209 1918 275 1919 225 1920 194
L’aumento dei prezzi tuttavia non fu accompagnato da un aumento della produzione e l’aumento della circolazione monetaria produsse inflazione.
L’indice della produzione industriale, ponendo uguale a 100 la media del periodo 1906-1930, nel 1914 è 88.6 e nel 1918 solo 92.
I biglietti di banca, calcolati in milioni di pesetas in circolazione praticamene raddoppiarono nel giro di sei anni come si nota dalla tabella seguente:
anno biglietti in circolazione
1913 1.931 1914 1.973,6 1915 2.100,1 1916 2.360 1917 2.798,6 1918 3.334,2 1919 3.866,9
Nel 1921 il denaro circolante raggiunse la cifra di 4.244 milioni di pesetas.
Il reddito nazionale passava dai 10.913 milioni del 1914 ai 24.797 del 1919.
Nonostante gli enormi profitti realizzati soprattutto grazie alla neutralità della Spagna nel primo conflitto mondiale, che le aveva permesso di arricchirsi con noli, forniture e sfruttamento di alcuni mercati prima di competenza francese, la pressione fiscale addirittura diminuì, infatti i contributi industriali e commerciali riscossi, che nel 1914 furono 45 milioni di pesetas, nel 1918 aumentarono soltanto a 49 milioni. Le tasse sui capitali da 79 milioni del 1914 a 98 milioni, quelle sui redditi da lavoro da 45 a 56 milioni. In proporzione ai profitti la pressione fiscale passò dall’indice 100 nel 1913 all’indice 46,4 nel 1919, ovvero le entrate tributarie non seguirono il forte incremento dei profitti. Per rendersi conto dei profitti realizzati è sufficiente come esempio analizzare la situazione del settore carbonifero: nel 1914 si ricavavano 8 pesetas di utile per tonnellata, nel 1918 invece 64 pesetas. Analizzando la situazione delle banche il panorama è simile: gli utili globali quadruplicarono dal 1915 al 1919 e parallelamente si realizzò una gigantesca accumulazione di capitali di gran lunga superiore agli aumenti dei prezzi, ossia la percentuale di aumento dei capitali fu di gran lunga maggiore di quella dell’inflazione. L’inflazione, l’aumento dei prezzi, produsse una diminuzione dei redditi fissi, dei salari reali, che non riuscivano a tenere il passo degli aumenti dei beni di consumo, rappresentando così un’ulteriore sistema per la compressione del costo della forza lavoro e un’ulteriore distribuzione della ricchezza verso i ceti oligarchici.. Il Banco de España dal 1913 al 1919 quadruplicò le riserve auree. Nel 1917 la bilancia commerciale per la prima volta fu positiva. Come si è detto i salari non seguirono il passo dei profitti. Da alcuni dati del ministero del lavoro spagnolo elaborati nel 1929 emerge ad esempio che negli anni 1914-1920 l’indice di aumento dei salari fu 156, mentre quelli dei prezzi dei beni di prima necessità fu 197,3 nello stesso periodo, il che significa che i prezzi aumentarono in media 30 punti percentuali più dei salari. La paga giornaliera era in media 2 - 2,25 pesetas ed in alcuni settori 3 - 3,35. Da tener conto anche che l’indice di aumento delle paghe orarie sul quale si basano alcune statistiche non è indicativo delle reali condizioni di malessere poiché con l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore al posto delle dieci e più, vi fu una generale riduzione dei salari, proprio in virtù del pagamento ad ore. Alcuni studi dell’epoca elaborati su famiglie di cinque persone mostrano che il costo dell’insieme dei generi di prima necessità sommava nel 1913 a 2,57 pesetas al giorno, mentre il salario era di sole 2,25 pesetas. Ugualmente nel 1919 a fronte di 4,55 pesetas di costo dei beni giornalieri di sussistenza, il salario era di sole 3,35 pesetas. E questo nonostante che in agricoltura il valore della produzione del 1923 fosse del 225,2% superiore a quello del biennio 1913-14.
I dati e le analisi del ciclo economico e dell’inflazione mostrano univocamente che nel 1921 il livello di vita dei ceti salariali fu del 21% inferiore a quello del 1914.
Non ci si deve stupire se la situazione politica e sociale degli anni 1917-19 e del 1921 fosse caratterizzata da forti tensioni e disordini sociali. Agli scioperi dei lavoratori dell’industria e dell’agricoltura, l’oligarchia terriera ed industriale rispondeva con serrate e repressioni. A questa situazione si aggiungevano altri problemi quali l’incapacità dei vari governi di risanare e varare delle riforme economiche e sociali, il ruolo della casta militare, in intesa con i ceti conservatori, i problemi legati alle aspirazioni autonomiste della Cataloga e delle province basche. L’assetto sociale della Spagna nel 1920 stava molto lentamente mutando: gli addetti dell’agricoltura passarono dal 66% del 1910 al 57% , con spostamento di manodopera verso il settore industriale e terziario. I fenomeni di spostamento della popolazione dalle campagne alle città, la cristallizzazione politica e istituzionale insieme ai primi effetti dell’industrializzazione e lo sviluppo dei sindacati ponevano nuovi problemi all’oligarchia.
Di fronte a scioperi e rivendicazioni salariali la polizia, l’esercito e le milizie private (pistoleros) rispondevano spesso con arresti ed esecuzioni. I governi conservatori negli anni precedenti avevano posto le premesse per lo strapotere dei militari riconoscendo le Giunte di Difesa, i loro organi di autogoverno, la Ley de jurisdicciones, ossia la possibilità che i delitti contro le forze armate fossero giudicati da tribunali militari, la Ley de fugas, che consentiva di sparare indiscriminatamente ai detenuti in fuga. Per ottenere la Les de jurisdiciones i militari nel 1906 avevano perpetrato assalti e sommosse e minacciato addirittura un colpo di stato. Nel 1920, sulla base di queste leggi, decine di sindacalisti e politici furono uccisi, dopo l’arresto o durante i trasferimenti, con il pretesto del tentativo la fuga, oppure accusati di crimini contro le forze armate e giudicati dai tribunali militari. Alla repressione dei militari i settori più intransigenti dei sindacati rispondevano anch’essi con agguati e violenze.
La proposta di legge dei socialisti per attuare una riforma terriera e stabilizzare la situazione sociale nelle campagne ( esproprio e distribuzione dei latifondi incolti ) venne insabbiata dalle Cortes.
Gli echi della rivoluzione Russa del 1917 intanto determinarono ampi dibattiti, alleanze e divisioni, all’interno delle forze politiche e sindacali della sinistra. La CNT entrò nella III internazionale, l’UGT rimase legata all’internazionale socialista. I dissidenti fuoriusciti del PSOE ( Partito Socialista ) fondarono nel 1921 il Partito Comunista Operaio Spagnolo. Su questa situazione sociale si innestò anche il disastro militare in Marocco e l’insofferenza dei militari per le commissioni di inchiesta. La spinta delle oligarchie terriere e industriali, sempre insofferenti per le richieste salariali e per le riforme democratiche volute dai ceti medi e dai lavoratori, portarono alla congiura militare del 1921, avallata dal re Alfonso XIII, che addirittura nei mesi precedenti era intenzionato ad assumersi personalmente la responsabilità del colpo di stato. La stretta connessione tra monarchia, casta militare, oligarchia e clero era tale che la crisi militare del 1921 si trasformò in una crisi politica la cui via d’uscita fu quella drastica della dittatura con la quale tutti i settori conservatori tentarono di salvare la situazione ed impedire un rinnovamento della società. Il re affidò il potere al capitano generale di Catalogna Miguel Primo de Rivera che proclamò lo stato di assedio. Nel paese non ci furono reazioni politiche in grado di fronteggiare l’evento.
La dittatura, nata come rimedio temporaneo, durò quasi dieci anni. La fine della dittatura nel 1931 portò con se anche la fine della monarchia.
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1 - La maggior parte dei dati sono tratti dall’opera fondamentale di M. Tuñon De Lara, Storia della repubblica e della guerra civile in Spagna, Editori Riuniti, Perugia, 1966 e 1976
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