Il tenente Bernardino Palmieri

Foto di un tiburtino nella guerra civile di Spagna e nell’Egeo.

Casella di testo: La repubblica dal 1931 al 1936

 

 

5) La repubblica dal 1931 al 1936

 

Alle elezioni del 15 giugno 1931 per la Costituente il crollo dei monarchici e dei conservatori fu ancora più chiaro. I votanti furono 4.348.691, pari al 70,14% degli elettori, di sesso maschile e di età superiore ai 23 anni.

 

I risultai furono i seguenti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra enormi difficoltà l’assemblea costituente eletta approvò la nuova costituzione con importanti riforme sociali, quali  la separazione tra stato e chiesa e la riforma agraria.

Si abolì il bilancio del culto e del clero, ossia le sovvenzioni in denaro alla Chiesa; si sciolsero le congregazioni che avevano obblighi di obbedienza ad autorità diverse da quelle dello Stato ( scioglimento della Compagnia di Gesù) e si proibì loro l’insegnamento;  si riconobbe la libertà di coscienza e di culto, si laicizzarono i cimiteri. La legge che attuava la laicità dello stato dichiarava di proprietà pubblica chiese e monasteri (che avrebbero tuttavia continuato ad essere adibiti al culto e dati in uso al clero).

La riforma agraria approvata nel 1932, dichiarò espropriabili, regolando gli indennizzi, i latifondi dei Grandi di Spagna, tentando così di risolvere uno dei principali problemi della società spagnola. Con questa legge si espropriavano, dietro indennizzo, anche i latifondi di proprietà della Chiesa.

Ad un anno di distanza furono distribuiti però soltanto 110.956 ettari lasciando irrisolto il problema dei braccianti senza terra e del minifondo, così che si non risolse il problema delle condizioni di vita miserabili di oltre un milione e mezzo di contadini.

 

All’epoca i cento principali nobili, i Grandi di Spagna, possedevano in totale 577.359 ettari. Solo i  primi dieci possedevano 248.987 ettari. Altri 3-4 mila latifondisti possedevano circa sette milioni di ettari ed a questi si aggiungevano altri proprietari di trentacinquemila appezzamenti per un totale di ulteriori 3.500.000 ettari. In alcune regioni il latifondo rappresentava dal 50 al 70% dei terreni.

A fronte di queste cifre sul latifondo è da sottolineare che la maggior parte dei circa un milione di piccolissimi proprietari e dei fittavoli viveva in condizioni miserabili, in quanto risultava guadagnare meno di una pesetas al giorno.

I latifondisti pur di non pagare il salario minimo giornaliero di 5,50 pesetas stabilito per legge, eliminarono alcune colture lasciando i terreni incolti e non investivano in macchinari, preferendo la manodopera a basso costo. Nel 1932 l’importazione di macchinari agricoli si dimezzò. Nel 1932 a fronte delle 5.000 trebbiatrici e dei 4.000 trattori si cintavano ancora 2.181.068 aratri tradizionali.

 

La crisi economica, i limiti politici dei dirigenti repubblicani e socialisti, l’inadeguatezza della riforma agraria, l’incapacità anche del governo repubblicano a gestire scioperi e l’azione repressiva spesso incontrollata forze di polizia e dei militari, portarono anche sotto il governo repubblicano a scioperi, serrate degli industriali e tentativi di sollevazione militare.

Nelle elezioni del 1933 i settori oligarchici della destra ( monarchici, tradizionalisti, agrari) riuniti nella CEDA  ( Confederazione spagnola delle destre autonome ) ottennero un significativo successo nelle elezioni, facendo leva sulla piccola borghesia rurale e su molti settori dei contadini, aiutati anche dall’Azione Cattolica. E’ significativo che con la flessione elettorale delle forze di centrosinistra gli agrari nel 1934 riuscirono ad attuare una vera e propria controriforma agraria ordinando, con decreto, l’allontanamento dei contadini dai poderi a coltivazione intensiva, così che 28.000 braccianti ebbero la disdetta dei contratti. Una successiva circolare sospendeva la revisione dei redditi dei beni rustici preannunciando un ribasso dei salari.

Le forze di sinistra costantemente attraversate da contraddizioni e divisioni interne erano incapaci di elaborare seri e fattibili programmi politici. I socialisti erano ancora divisi tra il sostenere o fuoriuscire dal governo per appoggiare le rivendicazioni della base operaia. I sindacati di sinistra  CNT e la FAI scivolavano spesso su posizioni di estremismo ideologico e di lotta sindacalistico-rivoluzionaria.

 

La repubblica in questi primi anni non riuscì a produrre alcun mutamento essenziale nella struttura economica della Spagna.

 

L’indice del reddito nazionale del 1935 è sul livello di quello del 1929, così come il reddito pro-capite. La stessa stabilità riscontriamo negli indici della produzione agricola nel quinquennio 1931-35 e in quelli della produzione industriale che registrò in alcuni settori un incremento mentre in altri, come quello siderurgico un significativo calo.

Anche l’indice dei prezzi all’ingrosso non subì variazioni significative, mentre la crescita dei prezzi al minuto subì una battuta d’arresto nel 1933 per poi continuare a salire.

Nonostante la fuga di capitali e la diminuzione degli investimenti, specie nel settore agricolo per timori e per la resistenza dei proprietari alla nuova riforma agraria, nel quinquennio in questione ci fu un incremento dell’ammontare complessivo dei capitali e delle riserve delle banche private ed un incremento anche dei conti correnti a partire dal 1934.

La situazione era pressoché invariata rispetto agli anni antecedenti alla proclamazione della repubblica, ma tuttavia era destinata a degenerare in quanto il regime liberale democratico rappresentava comunque un pericolo per gli interessi dell’oligarchia agraria e finanziaria, già scontenta per la legge che fissava ad otto ore la giornata lavorativa e per il leggero aumento dei salari. L’oligarchia, e le altre forze conservatrici, temevano nuove probabili riforme agrarie, nuove leggi per la regolamentazione dei fitti, la riforma fiscale, le organizzazioni sindacali e l’ingresso della maggioranza della popolazione nella vita politica con nuove riforme politico-istituzionali democratiche.

Già nel marzo del 1934 esponenti della destra si recarono in Italia. In un colloquio con Mussolini ed Italo Balbo chiesero e ottennero l’aiuto italiano in caso di insurrezione contro il regime repubblicano. L’interesse di Mussolini per la situazione spagnola non era tanto legato alla volontà di instaurare in quel paese un regime di tipo fascista, ma era legato principalmente a considerazioni  di politica estera ed espansione nel Mediterraneo. Il Duce voleva evitare un avvicinamento tra Francia e Spagna  e impedire l’eventuale uso del corridoio spagnolo per lo spostamento delle truppe francesi dai possedimenti africani al territorio metropolitano in caso di conflitto.

 

La presenza del ceto medio e dei rappresentanti delle classi lavoratrici nei governi della repubblica non riuscì a mutare le strutture oligarchiche della società spagnola e i privilegi ad esse collegate.

Dopo la pausa del 1934, quando entrarono al governo i rappresentanti della media borghesia, le elezioni del 1936 furono vinte dai ceti piccolo borghesi, popolari e dai partiti delle classi lavoratrici delle città e delle campagne.

Dal 1934 la situazione sociale e politica diventò ancora più incandescente. La controriforma agraria provocò scioperi e disordini per l’occupazione delle terre e per l’ottenimento di aumenti salariali ai quali il governo e gli agrari risposero con uccisioni e violenze. I provvedimenti dei settori conservatori tornati al governo determinarono altre lotte e scioperi politici per timore di colpi di stato, che anche in questo caso sono duramente repressi in tutto  il paese.

L’insurrezione dei minatori, degli operai e contadini delle province basche e delle Asturie venne affrontata con l’esercito e con truppe mercenarie, che impiegarono anche l’aviazione per bombardare i minatori. I civili insorti ebbero circa 1.500 morti, 3.000 feriti, 40.000 deportati, altre migliaia furono uccisi senza processo nelle caserme della Guardia Civil.

 

Nel 1936 vi fu la svolta con la politica dei Fronti Popolari e le sinistre e il centro vinceranno le elezioni.

 

Le elezioni del 1936 diedero i seguenti risultati

 

Fronte Popolare

257 seggi

 

 

Destra

139 seggi

 

 

Centro

 57 seggi

 

 

 

 

 

 

            

             I risultati su base regionale dividevano la Spagna già alcune zone dove gli agrari e la destra conservatrice riuscirono a conservare una base di massa con l’apporto di settori del ceto medio e della Chiesa.

La vittoria del centrosinistra fu possibile grazie al nuovo corso politico internazionale dei “Fronti Popolari”. Nel 1934 avvenne una svolta politica essenziale: l’Internazionale comunista di fronte all’ascesa al potere di Hitler,  e il suo dinamismo, cercò l’alleanza con i partiti socialdemocratici, poco  prima accusati di socialfascimo, al fine di realizzare un fronte unico e contrastare l’espansione dl nazismo e del fascismo che i ceti medi e i partiti operai non riuscivano a contrastare divisi..

La sollecitazione ad un’unità con i partiti socialdemocratici, maturata in seno  alla classe operaia francese, venne avallata da Stalin, timoroso di un espansionismo nazista diretto alle frontiere sovietiche. Così per la prima volta in Europa, in Spagna come anche in Francia, andarono al governo partiti di massa comunisti, sorretti dalle masse operaie e contadine, insieme a partiti riformisti socialdemocratici e al ceto medio borghese.

In Spagna e Francia i Fronti popolari furono concepiti come “strumento urgente e indispensabile di difesa contro l’espansione del fascismo. Nell’estate del 1934 si stipulò un patto d’unità d’azione tra Pcf e la Sfio, avviandosi ad una riunificazione sindacale e preparandosi ad affrontare le elezioni legislative della primavera del 1936, sia in Francia che in Spagna.

Con liste di Fronte popolare, si cercava l’alleanza con forze repubblicane, radicali e liberali in modo da allargare lo schieramento operaio oltre i confini del fronte unito comprendendo gruppi sociali non proletari, piccolo-borghesi, contadini” ( 6 ) .

 

Ma in Spagna la vittoria del Fronte Popolare nelle elezioni di giugno avrà breve durata. Il 18 luglio avvenne la sollevazione delle forze militari in Marocco, seguite da quelle nel territorio metropolitano, appoggiate dai monarchici, dagli agrari e dalle forze conservatrici.

6  - Paolo Spriano, I comunisti europei e Stalin, Einaudi Editore, Torino, 1983

Partito

seggi

 

 

Socialisti

116

Radicali

90

Radical  - socialisti

56

Esquerra

36

Azione Repubblicana

26

Destra liberal  - repubblicana

22

ORGA

15

Al servicio de la repubblica

16

Agrari

26

Basco navaresi

14

Lliga

3

Monarchici

1

Liberal democratici

4

Federati e vari di estrema sinistra

14